venerdì 27 marzo 2020

Rec 2: Tempo - Cronache da un'Apocalisse qualunque


Disclaimer
Questa serie di brani è semplicemente un esercizio di scrittura, un modo per rendere produttivo e creativo questo periodo di isolamento.
Vi invito a leggere queste parole come un passatempo, a leggerle con un po' di cinismo e ironia.
Se la lettura vi causa ansia, vi invito a dirigervi verso letture più rasserenanti.



Il silenzio è spesso, pesante. Sacrale.
Oltre i vetri chiusi delle case, nessuno.
Le strade sono fiumi di cemento che non portano più da nessuna parte. Sono deserte.
C'è soltanto il vento, che sta diventando freddo. Porta con sé nuvole che minacciano pioggia.

Lui, col suo passo sibilante, spettina i germogli di una primavera che non guarderà nessuno. La primavera solitaria dell'Apocalisse.
Eppure, quel flebile mormorio di foglie nuove rompe il senso di irreale immobilità. Non è un istante cristallizzato. Il tempo continua a scorrere.
Il tempo.
Questo sconosciuto.
Questo tiranno.
Questo nemico.
Questo immenso, imperdibile dono, che è il tempo. Ci avete mai pensato?
Quando veniamo al mondo abbiamo una sola certezza, e quella certezza è che un giorno, che ci piaccia o no, moriremo.
E la morte, quest’unica certezza perennemente annidata nei nostri respiri, porta con sé una conseguenza a cui forse molti di voi non hanno ancora fatto caso. Io ci riflettevo già da un po’.
Morire significa che non abbiamo a disposizione l’eternità. Morire significa che il tempo di cui siamo padroni è limitato.
Il tempo è un treno che corre precipitosamente verso il futuro e ci trascina con sé, che lo vogliamo o meno.
Non possiamo fermarlo, non possiamo riavvolgerlo. Una volta che un istante è trascorso, è perduto per sempre.
L’unico modo per salvare il tempo è fissarlo nella memoria. L’unico modo per non sprecarlo è spenderlo al meglio.
Esatto, spenderlo. Perché era il tempo, e non il denaro, la nostra vera unica risorsa di vita.
Ci eravamo abituati, nel mondo di prima – quello prima dell’Apocalisse silenziosa, lo avete presente? Traffico, orari di lavoro impossibili, mezzi pubblici che non arrivano mai, troppe cose da fare e zero tempo per farle tutte. Il caos – a sperperare il nostro tempo all’inseguimento di un canone di sopravvivenza che metteva il denaro al centro di tutto.
Il denaro, in quel mondo di prima che sembra così lontano, a tratti irreale, era il mezzo che ci permetteva di acquistare tutto quello che ci serviva. E anche quello che non ci serviva, ma che volevamo comunque.
Ma come ottenevamo il denaro?
Lo compravamo.
E la moneta per acquistare il denaro era il nostro tempo.
Nella società prima dell’Apocalisse la paga oraria di un lavoratore, si diceva, era stabilita su una media di produttività lavorativa. Corrispondeva, ossia, al compenso che spettava al lavoratore in base alla sua capacità di produrre beni e servizi in un determinato lasso di tempo. Ma la verità è che non ricevevamo soldi in cambio di produttività. Ricevevamo soldi in cambio del nostro tempo, che davamo via e non era più recuperabile.
Quanto tempo abbiamo sprecato in lavori odiosi, proiettando nel futuro il giorno in cui avremmo potuto fermarci a godere delle nostre fatiche?
Quando avrò abbastanza soldi potrò, farò, andrò... ma quando?
Quando i soldi sarebbero mai stati abbastanza?
In questa Apocalisse, invece, tutto il tempo che spendevamo per il denaro ci è caduto addosso.
Dilatato.
Di colpo, ci ritroviamo ad averne troppo. E a non ricordare più in che modo usarlo.
La noia assale l’uomo costretto all’immobilità.
Una noia claustrofobica, soffocante, più letale della morte stessa.
In un’Apocalisse con gli zombie, il denaro avrebbe del tutto perso il proprio valore, la vita – e quindi il tempo che abbiamo a disposizione per vivere – sarebbe diventata l’unica vera risorsa utile.
In questa Apocalisse strana e silente, invece, il denaro non ha ancora perso il suo valore, e questo rende pesante e insopportabile l’immobilità, e tutto il tempo che abbiamo a disposizione.
E senza accorgerne stiamo continuando a sprecare la nostra unica vera risorsa.
Continuiamo a pensare: quando sarà finita potrò, farò, andrò.
E se nel frattempo, mentre continuiamo a procrastinare, il nostro tempo finisse?
La morte forse ci sta spiando proprio in questo momento. Soppesa la falce. Pronta a calarla sul nostro collo da un momento all’altro.
Passo e chiudo.
Alla prossima...

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.