venerdì 4 dicembre 2020

Parole non dette - Angoli di Inchiostro



 

Il mondo è fuor dai cardini. Ed è un dannato scherzo della sorte, ch’io sia nato per riportarlo in sesto.
Ogni volta che ti guardavo, mi ritrovavo a pensare all’Amleto. Per me, tu eri il folle principe di Danimarca della tragedia shakesperiana.
Non te l’ho mai detto.
Che per me sei l’origine del mondo.


All’inizio ti odiavo, per questo.
Odiavo i tuoi occhi azzurri come il cielo, capaci di tagliarmi l’anima.
Odiavo i tuoi gesti composti, misurati. Il modo amorevole, quasi materno, che avevi di travasare le piantine appena germinate, adagiando le piccole zolle nei vasi, misurando con un solo sguardo la giusta distanza perché avessero abbastanza spazio per crescere. Io vedevo germogli, tu riuscivi già a vederle cresciute, ne indovinavi le esigenze future, e predisponevi tutto per poterle soddisfare al meglio.
Proprio come fai con le persone.
Odiavo la tua capacità di indovinare i miei pensieri. Quando il gruppo era divorato dalle tensioni e dalle liti, soltanto tu hai capito che volevo abbandonarlo. Mi hai strappato la sigaretta dalle labbra, hai piantato il tuo indice in mezzo al mio petto e mi hai dato del vigliacco.
Mi hai inchiodato alle mie responsabilità. E mi hai fermato.
Ti ho odiata, perché mi hai impedito di andarmene.
Davanti a te, mi sono sempre sentito scorticato, eviscerato. Vulnerabile.
E la vulnerabilità è la morte, per quelli come me: che fumano per non respirare, che suonano per dimenticare, che corrono troppo forte in moto per non vedere che la loro vita è cementata sempre nello stesso posto.
Mi travolgevi come la marea.
Lo ricordi, il sapore del mare?
Io sì. È lo stesso il sapore dei tuoi baci. Salati, un po’ dolci, capaci di cancellare l’universo e plasmarlo daccapo nel tempo di un respiro.
Quei baci che hanno scardinato completamente il mio piccolo, miserabile, livido mondo.
Hai sempre detto Lui mi ha salvato la vita, ma la verità è che sei stata tu a salvare la mia.
Con te ho imparato ad apprezzare la carezza di una brezza sottile in una calda notte estiva, coi nontiscordardimé che ondeggiano placidi nei loro vasi, e le falene che danzano intorno al lampadario, tracciando merletti d’ombra mutevole contro le pareti; il silenzio che si spande in una stanza mentre due persone, raggomitolate ai due capi del divano, leggono condividendo lo stesso plaid; il calore di due mani che si sfiorano sotto il tavolo, le dita che si intrecciano, sussurrando segreti che sovrastano il frastuono del mondo.
Ormai non ho idea di come si respiri, se al mio fianco non ci sei tu. Ma dovrò imparare a sopravvivere senza di te.
Guardo questo cielo dello stesso colore dei tuoi occhi che scorre forsennato dietro il finestrino e me lo ripeto all’infinito, sperando di convincermi infine che sia giusto: la vita richiede sacrifici a tutti. Il mio sacrificio è stato perderti per sempre.
Le lacrime mi graffiano gli occhi, ma so che non scenderanno mai.
Non so se riuscirai a riportare in sesto questo vasto, crudele, scardinato mondo, ma so che sei disposta a morire provandoci.
Non so se questo faccia di te un’eroina o una folle, ma so che è questa forza a renderti irresistibile.
Se c’è qualcuno in grado di arrivare all’ultimo atto senza che si concluda in tragedia, quel qualcuno sei tu.
Non potrò essere al tuo fianco per vederlo. Non c’è mai stato posto per me, non c’era nella band, non c’era nella vita dei miei, e nemmeno al tuo fianco. L’ho sempre saputo, anche se per qualche tempo ho voluto illudermi e sognare. Quindi va bene così.
Soltanto… avrei dovuto dirtelo.
Lo so, è sciocco scriverti adesso parole che non leggerai mai, ma continuo a pensarci.
Avrei dovuto dirtelo.
Che per me sei l’origine del mondo.

2 commenti:

  1. Complimenti, scrivi bene. Il tuo stile mi assomiglia allo stile di quei romanzi senza tempo, e che connotiamo come classici. Brava!

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    1. Ma grazie mille! Essere paragonata a un classico senza tempo è un onore immenso per me <3

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