venerdì 3 aprile 2020

Rec 4: Complotto - Cronache da un'Apocalisse qualunque


Disclaimer
Questa serie di brani è semplicemente un esercizio di scrittura, un modo per rendere produttivo e creativo questo periodo di isolamento.
Vi invito a leggere queste parole come un passatempo, a leggerle con un po' di cinismo e ironia.
Se la lettura vi causa ansia, vi invito a dirigervi verso letture più rasserenanti.



Il virus non esiste.
I tenaci non si arrendono, nel bene o nel male, restano aggrappati alle loro idee.
Il virus non esiste.
E ci sono due cose al mondo che rafforzano la tenacia: la paura e l'ignoranza.
Il virus non esiste.
Madre Natura ci ha progettati per sopravvivere. E nella lotta alla sopravvivenza, la resa non è contemplata. Siamo biologicamente progettati per insistere a farcela a tutti i costi, o morire nel tentativo.
Madre Natura ci ha progettati ignoranti. E curiosi. La curiosità avrebbe fatto da medicamento alla nostra ignoranza, spingendoci a conoscere, scoprire, allargare i nostri orizzonti grazie alle scoperte.
Imparare e conoscere è il vero scopo dell'essere umano. L'unico che realmente lo differenzia dall'essere animale. Gli animali lasciano all'umano gli inghippi della mente, le domande esistenziali: chi sono? da dove vengo? dove sto andando? qual è il mio scopo?
Loro si preoccupano di procurarsi cibo, riparo e una prole. Tutto il resto è noia.
L'umano no. Lui vuole sapere, vuole capire, vuole andare oltre.
L'umano sa che il limite esiste per dargli uno sprone a superarlo, e superarsi, in una costante evoluzione metafisica che lo rende potenzialmente la meraviglia del creato.
O forse no?
Dal principio dei tempi, l'umano ha fatto la guerra a se stesso. L'umano ha ucciso e distrutto il creato e i suoi simili. Ha sfruttato ciecamente le risorse della Natura, mangiando anche il futuro della sua stessa specie. Beato, a tratti fiero, della sua capacità di sterminio indiscriminato.
E la curiosità, questo grande immenso dono che ci permetteva di migliorare noi stessi, lo ha relegato ai giochi dei bambini, agli studi meticolosi dei secchioni, all'estro folle dei geni.
L'essere umano medio ha fatto vessillo della propria ignoranza, lamentandosi di come l'obbligo ad acculturarsi lo privasse del tempo prezioso per giocare a Candy Crush.
Ma l'ignoranza riduce la capacità di interpretare il mondo, gli eventi, il rapporto di causa ed effetto. E questo genera senso di impotenza, e l'impotenza genera paura.
E dall'incontro tra paura e ignoranza è nata una nuova creatura: il complottista.

Il complottista è colui che, fino all'ultimo, nel mezzo di questa noia mortale che è la nostra Apocalisse silenziosa, ha continuato a sbraitare: Il virus non esiste!
Ma perché?
Perché anche davanti a fatti comprovati, anche davanti alla tragedia, alle terapie intensive piene come uova, alle file di bare in attesa di essere bruciate, il complottista ha continuato a rifugiarsi nella fantasia che sia tutta una messinscena dei poteri forti?
Perché così non ha colpa.
Soltanto se esiste una mano potente, capillare e segreta, che nell'ombra governa e raggira i popoli, l'umano ignorante che si bea della propria ignoranza può sentirsi scevro di ogni responsabilità ed evitare di fare i conti con il suo mancato adempimento all'erudizione.
Pensare che, qualsiasi cosa tu faccia, qualsiasi obiettivo tu raggiunga, su di te gravi sempre la spada di Damocle di un potere segreto e oscuro che programma e inscena immani catastrofi per i propri tornaconti, fa sentire innocenti.
E così il complottista non ha sentito il peso della responsabilità, quando al principio dell'Apocalisse ha accusato i sintomi imputati al virus, ma lui ha continuato ad andarsene in giro, fare cose, abbracciare gente.
E così il complottista non ha sentito la responsabilità di mettersi in quarantena preventiva, mantenere le distanze di sicurezza al supermercato, indossare guanti e mascherina.
Il complottista ha avuto una nuova ragione per incazzarsi a morte con quest'entità astratta che gli rovinava la vita dai tempi del primo vagito, e quindi ha avuto un nuovo scopo da dare alla sua vita.
La verità è che non aveva nulla da fare. Non ha mai avuto nulla da fare. Perché la vita del complottista era vuota e noiosa già prima che lo rinchiudessero in casa.
La necessità di uno scopo, la mancanza di curiosità, la paura, il bisogno di deresponsabilizzarsi per i propri fallimenti, per i propri continui atti autosabotanti, lo ha spinto alla ricerca dei fantasmi del complotto.
Avrebbe potuto decidere di imparare a lavorare a maglia, fare decoupage. Avrebbe potuto soffiare via la polvere dai libri stipati nella sua libreria e iniziare a scoprire qualcosa.
Ha preferito inseguire le mille teorie dei mille complotti.
Perché seppure esistessero - e diamo il beneficio del dubbio, la storia è costellata di complotti realmente esistenti, tra i mille in cui il complottista incappava, suvvia, almeno uno avrà pur dovuto essere reale. E io comunque voto per la terra piatta - il complottista non possiede, da solo (o col suo manipolo di amici complottisti) i mezzi e le conoscenze per smascherarlo e fermarlo.
Quindi è l'ennesima scusa per giustificare il suo dolce far nulla. La giustificazione perfetta al suo procrastinare infinito. Il sigillo in ceralacca per certificare senza rimorsi di coscienza tutti i suoi fallimenti, collezionati come francobolli e catalogati come prove del complotto.
E così ecco che ancora sentiamo l'eco del suo il virus non esiste.
Potrai anche dire di non credere che esista l'aria perché non puoi vederla, ma quella non cesserà di essere, e i tuoi polmoni non smetteranno di respirarla soltanto perché tu non ci credi.
Il virus esiste, e ci ucciderà tutti.
Che ci crediamo o meno.
Passo e chiudo.
Alla prossima...

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