lunedì 22 luglio 2019

Prologo - Straziami (Cronache del sangue vol 1)


Se avessi saputo che la vita era questa.
Mi sarei uccisa prima.






Buio.
Freddo.
Silenzio.
Profumo di terra bagnata.


L'aria era umida e rarefatta. Faticavo a respirare.
Cercai di muovermi, ma era troppo stretto.
Ero racchiusa in un bozzolo setoso.
Sciolsi le dita intorpidite che stringevano una catena dai grani freddi e lisci. Cercai l'accendino nella tasca posteriore dei miei jeans, ma indossavo qualcosa di diverso. Una lunga gonna. No. Un vestito.
Io? Con un vestito? Cosa diavolo…
Mi agitai nel poco spazio che avevo. Lo strato liscio che mi avviluppava si strappò, impigliandosi nei raggi argentei del mio anello con la rosa dei venti.
Cavai fuori un'imbottitura spugnosa fino a snudare uno strato rigido. Lo sentivo, levigato sotto le dita. Legno.
In quel preciso istante, ricordai.
La ragazza che si era tagliata le vene.
L'avevo guardata tracciarsi carezze mortali sui polsi con una lametta scintillante.
L’avevo guardata sorridere al sangue che scorreva lungo le sue braccia spalancate, formando astratti disegni vermigli sul tappeto bianco al centro della camera.
L'avevo guardata morire attraverso il riflesso del gigantesco specchio. Mi ero guardata morire.
Con una lucidità snervante.
Come se vedessi morire un'altra persona.
E in quel momento capii.
Presi ad urlare.
Sepolta viva.
Sepolta viva nella mia stessa tomba.
«Aiuto!»
Colpii le pareti della bara con tutte le mie forze. Non potevo morire. Non in un modo così orribile.
Come diavolo avevano fatto a seppellirmi viva?
Come era possibile che nessuno si fosse accorto che non ero ancora morta? Chi era stato quell’imbecille incompetente?
Sarei venuta fuori e l’avrei fatto a pezzi, quel fottuto stronzo!
Continuai ad urlare. A colpire. A dibattermi.
Misi tutta la mia rabbia, la disperazione, la paura, nei pugni. Misi tutte le mie forze.
Ma rimasi intrappolata.
Per quanto tempo mi agitai instancabile in quel budello oscuro?
Attimi, ore, forse giorni.
Eoni.
Intere ere.
Fino a farmi sanguinare le mani.
Fino a sentir stridere i muscoli delle braccia.
Fino a sentirmi riardere la gola.
Fino a sfinirmi, senza respiro.
L'aria, ormai povera di ossigeno, bruciava nei miei polmoni.
La mente si ottenebrava. Mi sentivo fluttuare in un luogo sempre più indefinito dentro di me.
Sarei morta.
Risi di me stessa.
Mi ero suicidata, e stavo lottando per vivere?
L'ironia grottesca della vita, in quel momento, mi parve addirittura troppo insopportabile. 
Strinsi la catena che, ormai era chiaro, doveva essere un rosario di preghiere. Probabilmente il rosario della mamma.
Era sempre stata così dannatamente religiosa, mamma.
Eppure sorrisi.
Strinsi il rosario tra le mani e sorrisi.
«Grazie, mamma…» dissi senza voce.
Mi sentii salire le lacrime.
Non avevo scampo.
Sarei morta.
Dovevo arrendermi.
Lo sapevo.
Ma una parte di me non ci riusciva.
Io volevo…
Vivere!
Io volevo vivere. Avevo sempre voluto vivere! Ma lo capivo troppo tardi.
Mi sentivo così stupida.
Ingoiai l'ultima boccata di vuoto, consapevole che quella era la fine.
Una lacrima scivolò tra i miei capelli.
Il mondo esplose.
Aria.
Aria fredda. Aria frizzante. Aria carica di vita.
Inspirai a pieni polmoni.
Vento gelido e pioggia tempestosa mi travolsero, trascinanti.
Mi sentii sollevare senza sforzo nella tempesta. Mani roventi mi avevano afferrata e con la leggerezza di una danza mi strappavano alla sepoltura.
La pioggia mi scrosciava sul viso. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti.
«Va tutto bene, sei fuori, non avere paura!» esclamò una voce di donna nel mio orecchio, sovrastando il nubifragio.
Fui avvolta rudemente in una coperta, spinta avanti senza troppe tenerezze. Ma non importava.
Ero fuori. Ero fuori!



Straziami
Cronache del Sangue vol 1
Prologo

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