venerdì 14 agosto 2020

I colori della pioggia - Angoli di Inchiostro



Questa mattina, quando sono tornata al mondo dall'oblio del sonno, avevo la testa piena di una vecchia canzone.
Una di quelle che mi hai fatto scoprire tu.
La mia preferita di quelle con cui costellavi la nostra chat.
Have you ever seen the Rain?
Sei inciampato nella mia vita per caso.
Sono inciampata nella tua vita per caso.
Ricordo la prima volta che ho letto quello che scrivevi, l'onda marina che mi ha travolta, facendomi pensare di aver trovato qualcuno che nella testa combatteva la stessa guerra che da sempre dirompe dentro di me.
Hai iniziato a riempire le mie giornate col pensiero di te. E non mi importava un accidenti che fossimo troppo distanti per poterci abbracciare. Perché leggendoti stringevo la tua anima.
Mi sono innamorata di quello che eri, paturnie e distanza incluse.
Amavo la tua capacità di accorgerti di cose minuscole, invisibili alla maggior parte delle persone. E che oggi catturi in scatti capaci di scuotere il cuore.
Amavo i tuoi capelli che si arricciavano in curve disordinate. E che adoro siano rimasti sempre così disordinati.
Amavo il tuo sguardo in cui riuscivo a scorgere abissi di paure e una calda luce di innocenza.
Volevo custodirla per sempre, pur sapendo di non poterlo fare.
Amavo il tuo nome, che odi, ma che per me è sempre bellissimo.
Quando ho deciso di dirtelo, una parte di me sapeva che saresti scappato.
Ma tacere mi faceva sentire bugiarda e colpevole.
Così ho scelto di restare fedele a me stessa.
La tua scomparsa mi ha mandata in pezzi.
Ascoltavo per ore i miei ricordi, consapevole che quel tempo non sarebbe tornato mai più. Consapevole che la sincerità apre solo inutili ferite. Le fa sanguinare. Divide le persone.
Ci sono voluti quasi dieci anni per scoprire che in realtà non mi hai odiata, in quel momento.
Hai avuto paura. Di me. Di te. Di quella corda di carne e sangue che ci stava avvinghiando oltre i chilometri che ci separavano.
Io ti avevo detto mi sono innamorata di te.
Tu mi avevi chiesto, attraverso una canzone: Hai mai visto la pioggia?
Era quello il tuo modo di dirmi che provavi qualcosa.
Ma lo sai, sono ingenua e tarda, e l'ho capito solo dopo anni. E comunque non ci sono arrivata da sola.
E no. Non l'ho capito quando sei tornato e mi hai detto di aver scoperto quanto poco valore avessero quei chilometri tra noi, perché dopo per qualcuno di importante ti eri spinto molto più lontano.
L'ho capito perché lei, che è nella mia vita proprio grazie a te, me l'ho ha detto chiaro e tondo.
Perché sai, anche se non mi faccio mai sentire, ti penso. Spesso.
Quando mi sono resa conto della verità, quella parte di me che ancora sanguinava ha finalmente sorriso.
Ho aperto la scatola di legno di mia nonna.
L'unicorno alato che hai realizzato per me con carta colore del cielo mi ha guardata amorevole.
Hai mai visto la pioggia? mi ha chiesto.
Ho sorriso e ho risposto: Adesso sì.
E non mi importa dei chilometri.
Non mi importa di quello che non è stato. Non avrebbe potuto essere altrimenti. E va bene così.
Sono anomala.
Sono aliena a certe regole del mondo.
Ed è questo il motivo per cui a volte mi sveglio con la tua canzone che mi chiede: hai mai visto la pioggia?
E c'è una parte di me che sorride e risponde: sì.
Quella parte di me che sarà sempre innamorata di te.

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