domenica 16 agosto 2020

James Dean - Diamoci del TU



Hai sonno.
Hai caldo.
Hai un disperato bisogno di fumare.
Hai finito le cartine.
Allora ti fai coraggio e ti trascini fino al tabaccaio più vicino (che di domenica è sempre quello in culonia, che quando ci arrivi ti sembra di esserti fatta la Paris-Dakar a piedi tipo via crucis). Stick nei capelli, occhiaie a sciarpa, cappello a tesa larga perché non sia mai il sole poi ti sciogli come la strega del mago di Oz. Mascherina in faccia, moneta già in mano.
Prendi le tue cartine e schizzi fuori, strappandoti la mascherina perché per il caldo quasi muori soffocata.
Ed è allora che lui ti viene vicino. "Scusa, hai da accendere?"

Alto biondo occhi chiari la pelle liscia come il culetto di un bambino, t-shirt bianca un po' sdrucita, jeans stinti dall'aria vissuta, i rayban appesi allo scollo della maglietta, quintali di braccialetti d'acciaio.
Porgi l'accendino, lui dà fuoco alla sigaretta con una posa alla James Dean, si riavvia il ciuffo con un colpo della testa e ti sgancia un sorriso da uomo navigato.
Sì okay, te la tiri a figo, ma almeno diciotto anni ce li hai?
"Grazie" ti dice, e quando ti restituisce l'accendino le punte delle sue dita sostano un secondo di troppo contro le tue.
"Prego" ribatti piatta, quindi gli volti le spalle per rollare finalmente l'anelata sigaretta.
"Non sei di qui, non ti ho mai vista."
E stai sereno che non mi rivedrai mai più.
Al tuo silenzio lui incalza, fa un passo avanti, si piega per guardarti da sotto la tesa del cappello. "Come ti chiami?"
Come tua madre.
Gli lanci uno sguardo truce, poi torni a rollare la sigaretta.
Non è aria, bimbo.
"Mamma ti ha detto di non parlare agli sconosciuti?" domanda, come se parlasse a una bambina.
Sei serio?
Stringi la sigaretta tra le labbra, la accendi, aspiri. Lo guardi fredda, sollevando il mento, e gli fumi in faccia.
Mantieni la distanza di sicurezza, moccioso.
"A te la mamma non lo ha detto?" ribatti, con lo stesso tono.
Lui fa di nuovo quel sorriso che sembra dire sapessi quante ne ho viste nella vita. "Io sono grande, ormai. Ho diciannove anni."
Il tuo io interiore si spiaccica un facepalm grosso quanto la torre Eiffel.
Ma seriamente stai avendo questa conversazione ai limiti del ridicolo? Ma seriamente sta succedendo una cosa del genere?
"E io sono vecchia. Ne ho trentacinque. Quindi sloggia."
Tutto il suo atteggiarsi a figo si sbriciola. Persino il ciuffo sembra smollarsi un po' per la sorpresa. Poi il sorriso esplode, sfacciato. "L'amore non conosce differenze d'età!"
Alzi gli occhi al cielo e lo scacci mollemente con la mano come se fosse una mosca fastidiosa. "Sisi, va' a dirlo a qualcun'altra, magari lei ti crede."
Ti incammini sulla via del ritorno, pensando: ah, questi ragazzini di oggi, così impertinenti.
E allora ti accorgi che sì, effettivamente stai diventando vecchia. Dentro.

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